ANFITRIONE
OPIFICIO 03 – CANTIERE TEATRALE
Tebe, quarto secolo avanti Cristo o una qualsiasi città italiana, il secolo scorso. Molte sono le ambientazioni possibili di questa commedia immortale scritta da Plauto che Molière riprende molti secoli dopo. Anfitrione deve lasciare Tebe e la sua amatissima moglie Alcmena per prendere parte alla guerra contro Telebe. Giove, attratto dalla bellezza di Alcmena, scende allora dall’Olimpo assumendo le fattezze di Anfitrione, accompagnato dall’astuto Mercurio, che invece prende le sembianze di Sosia, il servo del protagonista. L’inganno creerà una serie di spassosissimi equivoci quando il vero Anfitrione tornerà a casa provocando liti, incomprensioni e momentanee rappacificazioni che, a discapito dei malcapitati personaggi, faranno divertire il pubblico fino allo scioglimento finale.
regia Silvia Ponzo
con Davide Cherstich, Giacomo Cremaschi, Lorenzo De Santis, Silvia Ponzo, Caterina Rossi,, Nicolas Vari
ULISSE MACERATA
LUIGI MORETTI
Ulisse, il celebre eroe omerico. Ulisse Macerata, un uomo di provincia, molto ignorante e con la grande convinzione di essere furbo. Macerata è forse un patronimico, una sensazione, un rimando sentimentale alle Marche? Sicuramente un luogo dove l’espressione dialettale raggiunge un’immediatezza estrema e a tratti grottesca. L’omonimia del nome, dunque, e la similitudine del viaggio sono solo un meraviglioso espediente letterario perché qui non c’è che un paesaggio desolato, sporco dove la grandezza nemmeno si affaccia. Ma la complessità della costruzione del personaggio non lascia scampo: un uomo patetico e rabbioso, che vive di espedienti, razzista, misogino, omofobico, erotomane, si muove basso basso, spinto da un vento implacabile che non rigenera mai, sognando un approdo irraggiungibile, una grandezza impossibile. Tutto è giocato sull’illusione: durante tutto il viaggio si notano trasfigurazioni della realtà nell’immaginazione del personaggio: l’effetto è quello del sogno o dell’allucinazione, a volte pesantemente provocata.
di Fiammetta Carena
musiche Paolo Principi
luci Francesco Mentonelli
scena Guerrino Andreani
costumi Stefania Cempini
regia Luigi Moretti
I GEMELLI
CTU CESARE QUESTA/COMPAGNIE ROMANTICA
Zanetto, ricco e sciocco allevatore bergamasco, arriva a Venezia accompagnato dal fedele servo Spazzola per incontrarsi con la sua futura sposa, la giovane Rosaura, figlia di Pantalone e affidata alle cure di Pancrazio, oscuro precettore e di Carmela, sua amorevole fantesca. Zanetto ha un fratello gemello, Tonino, che è cresciuto a Venezia e che si distingue da lui perché dotato di grande intelligenza e fascino. Il caso vuole che nello stesso periodo anche Tonino si trovi a Venezia – in fuga in seguito ad un tragico incidente – per incontrarsi con la sua amata Beatrice, affidata alle cure dell’amico Florindo. Nel frattempo anche il terribile Capitano Lelio della Scala Grande si è messo sulle tracce della bella Beatrice, determinato ad entrare nelle sue grazie. Una serie di coincidenze ed equivoci dà luogo ad appassionanti scambi fra i due gemelli Zanetto e Tonino, che si ritrovano al centro di peripezie e fraintendimenti che condurranno ad un finale spettacolare
da I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni e Menecmi di Plauto
scritto e diretto da Carlo Boso
con Michele Pagliaroni, Emanuele Contadini
Erika Giacalone, Alessandro Blasioli, Viviana Simone
costumi Sonja Signoretti
combattimenti scenici Federico Diust
coreografie Karine Gonzalez
produzione CTU Cesare Questa, Compagnia Romantica
in collaborazione con Festival Urbino Teatro Urbano
CASSANDRA
ELISABETTA POZZI/CENTRO TEATRALE BRESCIANO
Elisabetta Pozzi ha costruito una drammaturgia originale che, partendo dalle tragedie di Eschilo ed Euripide, compie un affascinante percorso intorno alla profetessa troiana cui Apollo ha dato il dono di prevedere il futuro e insieme la condanna di non essere creduta, raccogliendo liberamente suggestioni e riletture da grandi testi ed autori di ogni tempo, da Seneca a Christa Wolf, da Omero a Ghiannis Ritsos fino a Wislawa Szymborska e Pier Paolo Pasolini. In un montaggio serrato ed avvincente emerge un ritratto originale di una delle figure femminili di più profonda tragicità, per l’impotenza e la tremenda solitudine che la connotano nel sostenere il peso della conoscenza. Dispiegando il suo immenso e magnetico talento, Elisabetta Pozzi porta in scena una figura di strabiliante modernità, in cui convivono forza e fragilità, dando corpo e voce a un personaggio indimenticabile. In questo emozionante spettacolo il mito di Cassandra prende nuovamente vita sotto i nostri occhi, attraversando le epoche con la sua dolorosa e inascoltata capacità di preveggenza, fino a prefigurare, nel potente epilogo scritto a quattro mani con Massimo Fini, un futuro incerto per la nostra civiltà orfana di identità, in cui l’uomo moderno – con la sua incapacità di porsi dei limiti – “è ormai diventato un minuscolo ragno al centro d’una immensa tela che si tesse ormai da sola, e di cui è l’unico prigioniero”. Il compositore Daniele D’angelo ha creato una partitura musicale e sonora originale e raffinata, un filo rosso che attraversa lo spettacolo intrecciandosi alle parole alte, ipnotiche ed attualissime di Cassandra.
drammaturgia Elisabetta Pozzi
con la collaborazione di Massimo Fini
musiche e disegno luci Daniele D’Angelo
spazio scenico Guido Buganza
movimenti Alessio Romano
produzione Centro Teatrale Bresciano